Sentiamo che è ora di offrire un diverso punto di vista sul packaging.

Le imprese hanno bisogno degli imballaggi, dalle confezioni destinate a catturare l’attenzione del consumatore finale, agli imballi che occorrono per realizzare lo scambio di materiali nel B2B.

Per cui, un primo livello di consapevolezza è cercare degli imballaggi resistenti che garantiscano l’arrivo a destino in condizioni perfette.

E per un certo periodo questo è stato il mantra delle imprese, finché i pacchi avvolti da metri di nastro adesivo non hanno iniziato a far storcere il naso ai clienti e l’intera società ha cominciato a orientarsi verso una mentalità meno dissipatrice e più circolare.

La complessità delle normative sul packaging

Che del packaging non conti più solo la funzione protettiva, ma anche come viene fatto e cosa ne sarà in futuro è materia per i legislatori da diverso tempo.

In questo senso, il quadro normativo è stato via via ampliato – e reso più severo – per abbracciare tutti gli aspetti che gravitano intorno all’industria degli imballaggi:

  • tutela della salute;
  • gestione oculata delle risorse;
  • ottimizzazione della logistica;
  • protezione dell’ambiente;
  • informazione al consumatore.

 

Un aumento della complessità che si traduce in un aumento degli obblighi per le imprese.

Perché è importante rimanere conformi

C’è una motivazione più profonda e ragionevole del solo principio “la legge non ammette ignoranza”.

Aggiornarsi e conformarsi alle novità legislative è, di fatto, l’unico modo per rimanere competitivi sul mercato.

La cultura dell’usa-e-getta è entrata ufficialmente in crisi e sulla scena ha fatto la sua comparsa una nuova figura, quella del consumatore responsabile.

Il consumatore responsabile è avvezzo a usare i mezzi a sua disposizione – specialmente la mole di dati che è in grado di offrire la Rete – per migliorare le sue scelte d’acquisto.

Prendiamo a titolo di esempio i dati Eurostat del 2021, che mettono in luce la problematica dei rifiuti da imballaggio.

Nel periodo considerato l’UE ha generato 188,7 kg di rifiuti di imballaggio per abitante, ovvero 10,8 kg in più per persona rispetto al 2020 e quasi 32 kg in più rispetto al 2011.

Considerato il mutamento nelle abitudini di consumo degli ultimi anni, visibile soprattutto nell’incremento degli acquisti tramite e-commerce e del consumo di cibo d’asporto, una fetta sempre più consistente di consumatori ha cominciato a riflettere sull’impatto delle proprie scelte.

Questa nuova sensibilità ai temi dello sviluppo sostenibile investe in pieno il lato packaging: ed ecco che vediamo un 77% dei consumatori che si dichiara disposto a pagare una cifra maggiore se il prodotto è fatto con materiale riciclato, sostenibile o eco-compatibile, e un 75% privilegia le aziende note per le proprie pratiche di sostenibilità (dati PwC Consumer Insights Survey, 2023).

Navigare tra le normative

Il cambiamento nel consumatore, più attivo che in passato, evidenzia maggiormente l’importanza del packaging nell’esperienza d’acquisto e nella fidelizzazione.

Il packaging del futuro è delineato nelle sue caratteristiche dalle normative europee.

Normative Europee sul packaging

Da diversi anni l’UE sta lavorando per accelerare la trasformazione dei sistemi cosiddetti “cradle-to-grave” (o usa-e-getta) in processi circolari, laddove circolarità significa:

  • eliminazione del concetto di rifiuto, ossia, fare in modo che gli scarti di un’industria diventino nutrimento per un’altra;
  • gestione ottimale delle risorse, ad esempio l’acqua, l’energia, le foreste;
  • creazione di prodotti con una maggiore qualità e vita media.

Le parole della Commissione Europea fanno capire i benefici economici, ambientali e sociali di questa politica:

Migliori strategie per l’eco-design dei prodotti, per la prevenzione dei rifiuti e per il riuso possono far risparmiare al business europeo fino a 600 miliardi di euro, riducendo nel contempo le emissioni di gas serra. Misure aggiuntive per aumentare la produttività delle risorse impiegate del 30% entro il 2030 potrebbero far crescere il PIL europeo di circa l’1%, creando due milioni di posti di lavoro addizionali.

Del 2014 è la Comunicazione della Commissione “Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti”.

Il 3 luglio 2019 è entrata in vigore la Direttiva dell’Unione europea UE 2019/904 sulle materie plastiche monouso, detta anche Direttiva SUP – Single Use Plastics.

Nel 2024 dal Parlamento Europeo è arrivato il via libera a nuove norme sulla riduzione, il riuso e il riciclo degli imballaggi.

Direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio

Il mese di aprile 2024 ha visto l’approvazione di un Regolamento che affronta il problema dei rifiuti da imballaggi, inoltre vuole uniformare le leggi del mercato interno e promuovere l’economia circolare.

Anzitutto, le norme impongono ai Paesi membri una scaletta di obiettivi di riduzione degli imballaggi: del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040.

L’accento è posto specialmente sulla riduzione della plastica.

Infatti, dal 1° gennaio 2030 determinati tipi di imballaggi di plastica monouso saranno vietati.

Peraltro, con le nuove norme tutti gli imballaggi dovranno essere riciclabili (ad eccezione di legno leggero, sughero, tessuti, gomma, ceramica, porcellana e cera).

Agli obblighi sopracitati, il regolamento affianca la promozione di opzioni di riutilizzo e ricarica per i consumatori.

Degno di nota è anche l’interesse mostrato nel testo per l’overpackaging e l’ottimizzazione logistica.

Le norme stabiliscono una proporzione massima di spazio vuoto del 50% che si applicherà agli imballaggi multipli e a quelli per il trasporto e per il commercio elettronico;

inoltre, fabbricanti e importatori dovranno garantire che il peso e il volume degli imballaggi siano ridotti al minimo.

Norme sulla sicurezza alimentare

I regolamenti sul packaging alimentare tendono a essere più esigenti perché sono maggiori gli effetti nocivi sulla salute se non viene prodotto con standard di sicurezza rigidi.

Le nuove norme vietano l’impiego degli “inquinanti eterni“, ovvero le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), al di sopra di determinate soglie negli imballaggi a contatto con prodotti alimentari.

Strategie per rimanere conformi

Non ti sarà sfuggito che abbiamo intitolato questo articolo “Superare la sfida delle normative sul packaging”.

Come fa un’impresa che crea al suo interno un prodotto, ma non il packaging, a rimanere conforme alle attuali regole sugli imballi?

La risposta è molto semplice.

Avere consapevolezza dell’aspetto legislativo aiuta a distinguere i veri esperti quando arriva il momento di appoggiarsi a un fornitore per gli imballaggi.

Una garanzia concreta del suo impegno nello sviluppo sostenibile è l’utilizzo di materiali certificati nella realizzazione degli imballi.

Proprio alle certificazioni, che sono numerose, vogliamo dedicare l’ultima parte di questa disamina.

Focus sulle certificazioni ambientali

Protezione dell’ambiente, utilizzo intelligente e controllato delle risorse, miglioramento costante delle pratiche aziendali e dei prodotti.

Tre motivazioni che sintetizzano alla perfezione perché scegliere imballaggi certificati, e quindi, un fornitore che usa materie prime certificate.

Un packaging fornito di certificazioni ambientali è un ottimo promotore della reputazione di un’azienda, perché il consumatore responsabile cerca attivamente brand sostenibili da premiare con la propria fiducia.

Certificazioni FSC e PEFC

Trattiamo queste due certificazioni assieme poiché entrambe promuovono una gestione responsabile del patrimonio delle foreste.

Descrizioni e requisiti

FSC (Forest Stewardship Council) è una certificazione indipendente e di portata internazionale, fornita da un Ente accreditato, specifica per il settore forestale e i prodotti che dalle foreste derivano, come carta e cartone.

Si contrappone alla deforestazione (con annesso impoverimento del suolo), il degrado forestale e il disboscamento illegale dei polmoni verdi della Terra.

PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes) è un’organizzazione internazionale, non governativa, senza scopo di lucro, la quale promuove una gestione sostenibile delle foreste attraverso una certificazione indipendente di terza parte.

Lavora con organizzazioni nazionali, analizzando il contesto specifico di ogni Paese, per la promozione di una gestione forestale responsabile e attiva.

I requisiti per l’ottenimento delle certificazioni sono rigorosi ed è prevista una verifica periodica del rispetto degli standard di gestione forestale.

Benefici per l’azienda e per l’ambiente

L’estensione del cosiddetto “polmone verde” della Terra è stata fortemente compromessa dal disboscamento senza controllo e senza essere accompagnato dalla piantumazione di nuovi alberi.

Le certificazioni FSC e PEFC offrono la sicurezza che si sta restituendo all’ambiente ciò che viene preso per realizzare gli imballaggi, in questo caso il legno in sé e per sé oppure i suoi derivati.

Se invece consideriamo la volontà del consumatore di “scegliere bene”, di fare acquisti responsabili, i due sistemi di certificazione ambientale conferiscono un vantaggio competitivo alle imprese, perché intercettano e ascoltano un preciso sentimento dell’audience.

Conclusione

Superare la sfida delle normative sul packaging necessita di due prese di coscienza da parte di un’impresa.

La prima, realizzare che il packaging rappresenta qualcosa di più di un contenitore per far arrivare il prodotto integro a destinazione, ma è la chiave per restare competitivi sul mercato.

La seconda, che rimanere competitivi implica essere al passo con le novità legislative sugli imballaggi.

Per questo è essenziale rivolgersi a fornitori di packaging esperti, il cui impegno per la sostenibilità è dimostrato dall’uso di materie prime certificate.

Se per i tuoi imballaggi di oggi e domani cerchi eccellenza e coerenza, Scatolificio Schiassi adotta pratiche di packaging conformi e sostenibili, testimoniate dalla nostra certificazione FSC. Contattaci.